venerdì 21 marzo 2014

Il giardino

Non ho, giardino, tempo per curarti
né braccia forti, o pollici a colori.
Così, vicino selvaggio ora mi guardi,
occhi di margherite. Muti odori


a me parlan di salvia, e tuberose,
menta asservita all’edera ribelle.
Belle son pure l’erbe appiccicose,
i fili morti, Natali andati, stelle.


Non sei giardino a me, sei casa
all’universo piccolo, a inguardate
piccole forme vive ed alla bava
dell’esistenze che saranno alate,


al ragno, la formica, il millepiedi,
all’argento che veloce fugge via,
al saltare improvviso che non vedi,
saltato, dove fosse, dove sia,


al riccio piovuto da quel campo,
che attraversato il mondo in te ritrova,
giardino, in te timido scampo
ed il sollievo di una casa nuova.

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